Storie di cuochi e territori: l’Umbria di Giancarlo Polito
La ristorazione odierna racconta tante storie di contemporaneità, in cui i protagonisti sono spesso locali che riflettono l’anima globale dei nostri tempi e da quando nelle cucine è entrato il termine “fusion” i piatti di consumo quotidiano parlano tutte le lingue del mondo.
Se un filone della ristorazione pare dunque inseguire le tradizioni più lontane, da un altro lato la grande cucina italiana fatta di eccellenze nostrane rimane la culla gastronomica riconosciuta e apprezzata al mondo intero e vi sono ancora tanti cuochi che la scelgono come espressione massima della propria arte.
Fra i ristoranti italiani che negli ultimi venti anni sono cresciuti e si sono consolidati coltivando italianità c’è la “Locanda del capitano” a Montone (Perugia), nata da un’idea dello chef-imprenditore Giancarlo Polito.

In questo splendido borgo medioevale nel cuore verde dell’Umbria, la locanda ha ridato anima ad un’antica dimora del 1100 che fu già la casa del Capitano di Ventura Braccio Fortebracci, condottiero del 1400.
Oggi la struttura ospita un albergo -considerato uno dei migliori country-hotel italiani- e due ristoranti: caratteristiche che ne fanno la meta di chi vuole scoprire l’unicità di questi luoghi immersi dai boschi circostanti.
Entrambi i ristoranti sono espressione di questi territori per una scelta ben precisa di Giancarlo Polito, che dopo alcuni anni dedicati alle contaminazioni, è tornato alla pura italianità, dedicandosi esclusivamente alla valorizzazione del prodotto locale, giocando su due fronti: da un lato il ristorante principale, considerato il salotto dello chef, raccolto e dallo stile classico, in cui va in scena la ricerca di Polito fra i piccoli produttori; dall'altro c’è “Tipico - Osteria dei sensi”, la cucina più immediata, legata alla prima dal filo rosso delle tipicità locali.
Lo stile appare morbido, nei piatti non ci sono architetture spigolose ma gli abbinamenti –in genere tre ingredienti principali- si abbracciano tra loro in consistenze diverse; basta sfogliare rapidamente il menù per solleticare le papille gustative: Capriolo salmistrato in casa con crema di topinambur, rafano, frutti rossi e polentina croccante; Fagottino di pasta all’uovo alla lepre, robiola di Roccaverano, balsamico alla mela e cipolla di Tropea croccante; La tagliatella al tartufo bianco e crema di nocciole; Il piccione: il petto scottato, la coscia croccante alla quinoa con crema di castagne e crumble al caffè; Crumble di nocciole con gelato di Parmigiano e salsa calda alla pera ai cinque pepi o il suo mitico “Cappuccino di tartufo” sono alcuni dei piatti che ben rappresentano questa cucina d’autore in cui il prodotto italiano è protagonista assoluto.

È stato proprio Giancarlo Polito a raccontarci il perché di questa identificazione con l’Umbria:
Come hai impostato il tuo ristorante?

Perché hai deciso di concentrarti esclusivamente sull’Umbria?
Quali sono i piatti che ti hanno dato più soddisfazione?

In questo momento storico che vede la ristorazione declinata in mille stili diversi, che valore ha la cucina italiana classica?
Che problemi vede oggi nella ristorazione italiana?

















